di Nicola Cosentino*
Caro direttore,
l’assenza di Bassolino e della Iervolino dalla squadra che affiancherà il neo segretario del Pd, Franceschini, non può certamente passare inosservata. Sottolineata, come è accaduto, dalla presenza — tutt’altro che marginale — di altri (e meno noti) amministratori nella segreteria politica del successore di Veltroni.
Come dire, se esempi di buona amministrazione il Partito Democratico deve cominciare ad offrire ai suoi elettori, meglio non guardare a Napoli o, peggio ancora, alla Campania. Bassolino e la Iervolino, insomma, non piacciono nemmeno a Franceschini, che, stando così le cose, potrebbe aver già deciso di lasciarli politicamente agonizzare in quello stesso territorio, che da anni è divenuto il simbolo più palese e deprimente del fallimento politico delle sinistre. Una sorta di macchia compromettente, da cancellare anche dalla storia del Partito Democratico. Che, se non è possibile levarla, va almeno coperta alla men peggio, lasciando ad altri il compito di rimuoverla definitivamente.Piaccia o no l’affermazione, anche sotto le insegne del nuovo leader, al sindaco di Napoli e al governatore della Campania viene riconfermata la parte dei marziani, confinati tra i cumuli di macerie che, in anni di malgoverno, hanno prodotto. Ignorati ed emarginati dai palazzi della politica nazionale e, sempre più, dai loro stessi compagni di partito. A inchiodarli alle loro responsabilità politiche e di governo, non è solo la penosa storia dell’emergenza rifiuti e delle montagne di immondizia che per mesi hanno associato l’immagine di Napoli nel mondo, ma le mille criticità che le loro sciagurate gestioni continuano a creare alla città e, soprattutto, a coloro che a Napoli e in Campania, vivono.Se la questione Bagnoli e, più in generale, le politiche di risanamento dell’area occidentale, rappresentano una sorta di tormentone periodicamente messo in scena sin da quando Bassolino è diventato per la prima volta sindaco di Napoli, il braccio di ferro tra Governo ed esecutivo cittadino sul Forum delle Culture ha evidenziato tutti i limiti di un’amministrazione più propensa a mettere in scena il cartellone proposto da una sagra paesana, che non da un evento di carattere internazionale, come suggerito da Bondi e Berlusconi. Ma non sono solo le idee e i progetti a difettare, essendo il capitolo degli investimenti mancati e dei debiti accumulati, non meno corposo e preoccupante. Come quelli messi assieme dal comparto sanità, che si stanno dimostrando alla stregua di un pozzo senza fondo, dal quale vien fuori di tutto. Soprattutto la palese incapacità di chi per anni l’ha gestito come un feudo, all’interno del quale si distribuivano prebende e favori. Ciò, per non parlare del comparto turistico e delle politiche del lavoro, che anche ieri hanno visto il marziano Bassolino rivolgersi a una scarna, distratta e preoccupata platea di lavoratori degli stabilimenti di Pomigliano d’Arco. Evocando, sotto molti aspetti, l’immagine del direttore d’orchestra che dirige l’ultimo concerto mentre il Titanic affonda. Ma questa è un’altra storia.
*Sottosegretario all’Economia Coordinatore di Forza Italia Campania
da Il Corriere del Mezzogiorno - 26 febbraio 2009
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