Capaccio. I tesori del museo archeologico di Paestum al Louvre di Parigi. Il museo parigino ha infatti, dedicato una mostra a tema dal titolo "Paestum, archéologie d’une cité", riservata alla cittá simbolo della Magna Graecia nella sala 44 al primo piano della galleria Sully, dove è custodita una collezione di vasi e reperti, accessibile a visitatori di tutto il mondo. L’esposizione allestita presso il prestigioso museo francese fino al 30 maggio, è stata organizzata dal Dipartimento 18 delle antichitá greche, etrusche e romane del Louvre, diretta da Laurent Haumesser. • La nascita, l’evoluzione ed il declino dell’antica Poseidonia sono narrate attraverso vasi decorati, miniature in bronzo, suppellettili in terracotta, cristallerie, antichi monili in oro ed argento, risalenti al quarto/quinto secolo avanti Cristo e raccolti nella quinta sezione della "Galerie Campana". Nel Duemila, Haumesser era un giovane studente universitario, quando prese parte agli scavi nell’area circostante il Santuario meridionale di Paestum, previsti da una missione italo-francese coordinata dalla Soprintendenza ai beni archeologici di Salerno, dall’Orientale di Napoli, e dagli atenei transalpini La Sorbonne e Nanterre. • «Siamo veramente orgogliosi di quanto riservato a Paestum dal più importante museo al mondo, il Louvre - si legge in una nota inviata dell’amministrazione comunale e a firma di Carmine Caramante presidente della IV commissione cultura del Comune di Capaccio - si tratta di un’occasione prestigiosa per portare all’attenzione di milioni di visitatori la storia della nostra cittá, ovvero una ribalta che, senza dubbio, rappresenta un evento di cui andare veramente fieri. Un’intera sala dedicata alla storia di Paestum, poi, è qualcosa che davvero non ci aspettavamo». • Il pavimento della Salle 44 è rivestito di un parquetscricchiolante che trasuda storia, con tanto di tabelloni illustrativi che spiegano, in lingua francese ed inglese, l’origine, i fasti ed il declino dell’antica colonia di Poseidonia fondata verso la fine del VII secolo dai Greci provenienti da Sibari, prima di essere conquistata dai Lucani diventando Paestum, i cui famosi templi dorici, riconosciuti patrimonio dell’umanitá dall’Unesco, sono fedelmente riprodotti in miniatura ed esposti in una apposita teca, dove appaiono il Tempio di Hera conosciuto come la "basilica di Herathos" (ca. 540 a.C.), era uno dei più grandi templi greci costruito in pietra. Ed ancora quello di Nettuno e quello di Athena, in precedenza noto come tempio di Cerere, il piccolo, con le sue colonne doriche nel peristilio e ioniche all’interno del pronao. • La teca con la ricostruzione dell’area archeologica è posta proprio davanti ad uno dei finestroni, che dominano la riva della Senna, con rimandi fotografici ai disegni della tomba del Tuffatore unici esempi di pittura greca di etá classica e della Magna Grecia, che interpretano la transizione dalla vita al regno dei morti, come un salto del tuffatore nell’acqua fino alle avole del Gianbattista Vico. Angela Sabetta © riproduzione riservata |

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